Nell’anno scolastico 1989/1990 mi sono trovata a dover progettare le Attività Integrative nel Plesso di Scuola Elementare “Masaccio” Zona Ovest del 1° Circolo Didattico di Castelfranco Veneto.
Per diversi anni (con la collaborazione di Sergio Trentin) avevo sperimentato la proposta e verificato quanto il Teatro dei Burattini fosse mezzo straordinario di espressione e crescita di un gruppo. Negli anni settanta, giovane insegnante che si preparava al concorso magistrale, nella classe della maestra Marcella Dallan Magoga avevo conosciuto Bepe Pastrello. Assieme ai bambini ho imparato anch’io la sua tecnica di costruzione delle teste di cartapesta e poi di realizzazione dei burattini. Mi sembrava una di quelle esperienze importanti che in una scuola attiva e creativa avrebbe dovuto trovare spazio perché avrebbe potuto dare a bambini e ragazzi veri strumenti di maturazione ed espressione personale: il burattino prolungamento della mano diventava una creatura propria, e il dare vita e parola e poi movimento a un personaggio scelto, ideato, plasmato, vestito… era come uscire da se stessi per recitare e vivere quella parte nascosta, magari inconsueta ed originale, che stava dentro ognuno di loro.
Diventava poi anche un incontro con la tecnica di costruzione dei burattini (dalla carta di giornale strappata, messa a bagno nell’acqua, strizzata, amalgamata con la colla di farina… proprio come Bepe Pastrello aveva insegnato) e con le storie e i problemi legati al rappresentare le scenette nella modalità narrativa del dialogo che nasceva in maniera spontanea dai bambini, ma che doveva trovare accordo e partecipazione, organizzazione dei ruoli, programmazione degli interventi nel confronto con il gruppo.
E ancora la progettazione e la costruzione della baracca, dagli scenari alla colonna sonora… un progetto insomma per crescere, imparare, divertirsi, costruire e infine incontrare gli altri offrendo un lavoro fatto insieme.
La presenza infine di Beppe Pastrello nella nostra Città, e la possibilità di farlo conoscere e di valorizzarne la figura e l’opera, hanno decisamente orientato la scelta.
Con 2 classi quarte ho aperto così il laboratorio per realizzare un teatro dei burattini.
È stata un’esperienza significativa sotto diversi punti di vista, particolarmente pregnante anche perché, due anni dopo, il nostro burattinaio se n’era andato (4 giugno 1991).13 anni dopo, nel 2003, in occasione della Mostra I burattini di Bepe Pastrello allestita dall’Amministrazione Comunale nella Galleria del Teatro Accademico in ricordo del nostro Maestro Burattinaio, mi ha fatto molto piacere dedicare un piccolo libro a tutti i bambini che hanno partecipato a quel progetto e che oggi hanno 33 anni (!), a Bepe Pastrello perché il suo teatro, la sua voce e la vivacità del suo raccontare rimangano con noi, e infine alla scuola che può valorizzare le persone di una comunità e renderle protagoniste agli occhi dei bambini trasmettendo conoscenze e abilità che rinsaldano i rapporti tra generazioni e i legami che caratterizzano la cultura di un territorio.
Ai bambini piace ancora, e sempre, fare e imitare quello che vedono fare, a noi adulti il compito di dare gli esempi giusti. Per questo il teatro dei burattini di Bepe Pastrello, la sua vita semplice, ma intensa, di un vero adulto-bambino, è un patrimonio per tutti noi.
Elia Zardo
P.S. L’11 giugno 1999, Bepe Pastrello era tra il folto pubblico, in prima fila, a vedere lo spettacolo che gli abbiamo dedicato. Grazie Bepe!