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Un testimone illustre della cultura popolare castellana

Bepe Pastrello

Burattinaio, Artigiano, Artista

Nato a Villarazzo nel 1906, Luigi Pastrello, per tutti Bepe, fu costretto ad abbandonare presto la scuola e tentare vari mestieri fino a che, alla fine del 1918, venne assunto come garzone nel collegio Convitto Aldo Masieri di Castelfranco Veneto.
In quell’occasione entra in contatto per la prima volta con il mondo dei burattini. Fu amore a prima vista.

Qualche anno più tardi, dopo aver lasciato il lavoro, Pastrello si diede da fare per costruire un suo teatrino, i pupazzi, gli scenari e tutte le attrezzature necessarie per poter dare spettacoli in proprio.

Quando entrò in possesso della licenza di “Spettacoli Viaggianti”, cominciò la sua attività sulle piazze del Veneto, girando di paese in paese a bordo della sua bicicletta, trainando un carretto ricolmo di tutti i materiali.
Il teatro dei burattini è dunque in questi anni la sua unica attività: spesso si alza prima dell’alba per smontare il teatrino da una piazza, affinché lo spettacolo sia pronto la sera stessa in un altro paese. I soldi che guadagna sono però pochi: alla fine di ogni spettacolo passa tra gli spettatori con un piattino, riuscendo a racimolare sole poche centinaia di lire. Nel 1933, anno del suo matrimonio, per far fonte ai nuovi impegni è costretto ad entrare come operaio in una fabbrica di bombe. Ma ogni momento libero, ogni domenica, gira ancora nei paesi col suo teatrino. Terminata la seconda guerra mondiale e chiusa la fabbrica, Pastrello ritorna al suo lavoro di burattinaio, che rimarrà fino al 1964 la sua attività professionale.

Pastrello rappresenta quindi alla perfezione la figura dell’autodidatta veneto, l’artigiano, che grazie alla sua abilità manuale e allo spirito d’intraprendenza riesce a fare del suo lavoro un marchio e una personalissima forma d’arte.
Un artigiano quindi, ma anche un artista, Pastrello mette in scena i personaggi della commedia dell’arte, con una predilezione per la tradizione teatrale goldoniana.

Bepe Pastrello è un artista a tutto tondo: nel corso della sua vita ha dipinto quadri, scritto copioni e poesie, sempre con quel suo spirito naïf che lo contraddistingue inconfondibilmente. Questo lo rende un artista che piace ai bambini, perché a loro affine e perché il suo teatro diverte e mantiene tutta la sua carica performativa, ma che parla anche agli adulti, raccontando il mondo con l’ingenuità e la purezza del suo sguardo.

Su sollecitazione di alcune insegnanti, dal 1976 alla fine degli anni ’80, Bepe Pastrello si è reso disponibile a insegnare la sua arte a bambini e ragazzi. Ospite in varie Scuole di Castelfranco, alcune classi sono andate a trovarlo nella sua abitazione per imparare la tecnica di costruzione dei burattini, per intervistarlo e farsi raccontare del suo originale lavoro.
Nell’ultimo periodo della sua vita è ospite della Residenza Comunale per Anziani in vicolo Montebelluna.

Muore a Castelfranco Veneto il 4 giugno 1991.

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Straco e fiaco

di Bepe Pastrello

Straco e fiaco,
senza più speranza,
el va ancora,
quasi de scondon,
su e zo per paesi e cità.
‘Na volta l’gera
la gioia e la felissità
dei putei,
e de qualche grando
che cò passion lo ‘spetava
par ridar in santa pase,
sigar de gioia
e bàtarghe le man
quando che ‘l rivava
col la so baracca in piassa.
Povaro Arlechin!….

Tra tante e tante bele mascare
te geri ‘l preferito.
Co’ ‘l to baston
vivassità e furbaria,
te donavi sempre
tanta alegria.
Ancuò la zente
no ‘la te vol più ben
e i vol butarte zo
cò tuta la compagnia.
Tra i buratini de legno
e carta pesta
no!…..
no ‘i te fa più festa
Povaro Arlechin
và par el to destin.


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