Mi si perdonerà una nota autobiografica, ma non posso dimenticare che esattamente trent’anni fa iniziava il mio personale viaggio nel mondo di Bepe Pastrello, prima con l’allestimento della mostra “Burattinai e marionettisti a Castelfranco e nella Marca Trevigiana” e poi con la prima donazione di burattini nel 1983. In realtà si deve a Danila Dal Pos la consacrazione della figura e dell’arte di Bepe, lei ideatrice e curatrice della mostra ricordata, e nel 1975-76 di una tesi di laurea interamente dedicata a Pastrello, tesi che poi divenne un volume, ancora oggi un documento di riferimento per conoscere il nostro Bepe e con lui i burattinai della terra trevigiana.
Gli incontri con Bepe e con i suoi familiari, dopo la sua scomparsa nel 1991, mi hanno sempre spinto a ricercare una strada che valorizzasse un patrimonio di memoria e di cultura popolare che non poteva rimanere rinchiuso nelle stanze dei depositi museali. Ho sempre percepito questo impegno come un’eredità che dovevo portare con me sino a trovare una sua concreta prospettiva.
Nell’ottobre 1991, il figlio Alberto, al quale mi ha legato un’amicizia semplice, ma profonda, donava al Comune un consistente numero di burattini, animali, busti, stampi, piccoli quadri, fondali, gli elementi del teatrino, il banco da lavoro, gli attrezzi e una valigia di cartone, zeppa di copioni, ritagli di giornale e abbozzi di disegni. Nel ringraziare Alberto, l’allora sindaco Giuseppe Celotto scriveva quanto segue: “La cittadinanza di Castelfranco ha per lunghi anni potuto e saputo apprezzare la limpida freschezza espressiva di Bepe Pastrello, protagonista e geloso custode d’una tradizione culturale popolare che, adulti, ma soprattutto bambini non si sono mai stancati di applaudire”. A queste parole seguiva una promessa, questa “Per onorare degnamente la memoria di suo padre questa Amministrazione Comunale intende dare realizzazione ad un allestimento d’un percorso tra burattini, busti ed oggetti, da collocarsi nella sezione ragazzi del restaurando complesso ex-Monte di Pietà. Sarà, ritengo, il modo migliore per trasmettere alle giovani generazioni un messaggio culturale che non conosce l’offesa del tempo”.
Le vicende degli anni successivi hanno travolto ogni possibile concretizzazione dell’idea, ma non è mai venuta meno, in chi vi parla, la determinazione nella migliore conservazione e tutela di questo lascito, al punto, alcuni anni or sono, di provvedere, a zero costi, il bombardamento a ioni in un laboratorio mestrino che ha sanificato risolutivamente ogni microorganismo eventualmente presente nella cartapesta, nei tessuti, nel legno, ovvero i materiali più fragili di cui burattini e altri oggetti sono composti.
Pastello certo continuava a vivere negli anni 2000 in varie attività di laboratorio nelle scuole, ma l’appuntamento con il suo lascito stava lì, quasi come un vincolo morale verso Bepe, Alberto e i familiari. Ci voleva uno scatto di volontà, di energia e di capacità progettuale per una collezione i cui oggetti sono – è bene dirlo chiaramente – oggetti museali a tutto tondo, e per essere più precisi beni etnoantropologici e in quanto tali esigenti attenzioni e rispetto delle normative che si devono ai materiali di museo, nella documentazione fotografica, nel restauro, nell’esposizione temporanea o permanente, nella conservazione in senso ampio.
Baracca & Burattini è stata l’arma pacifica per affrontare e avviare il rispetto del patto stipulato fra la città e la memoria di Bepe e dei suoi familiari. Poi sono nate alleanze formidabili con l’Associazione La Scuola del Fare, LunAzzurra teatro e lo studio Otium. Il sostegno dell’Assessorato alla Cultura ha permesso una eccezionale campagna fotografica, e quasi contestualmente ARCA-CNA ha aperto la prospettiva concreta ad progetto completamente realizzato negli ultimi mesi del 2012: il restauro di un primo gruppo di 8 burattini affidato al laboratorio di restauro di Giordano Passarella, e un corso di introduzione al restauro dei beni culturali, con uno sguardo particolare rivolto alle creazioni di Bepe Pastrello.
Siamo all’inizio e abbiamo bisogno dell’aiuto e del sostegno anche concreto di chiunque voglia accompagnarci in questa splendida avventura.
Non siamo e non vogliamo essere conservatori di memorie, ma ri-creatori di vita grazie a Bepe e ai suoi burattini, perché i suoi burattini siamo noi nella vita di ogni giorno, nelle passioni, nei conflitti, negli amori, nelle delusioni, nei sogni.
Ognuno di noi, sin da bambino e poi per l’intera esistenza, è creatore di memorie, memorie che sono la sostanza della vita di ciascuno di noi. Memorie che possono rigenerarsi e rivivere negli scambi e negli incontri, come un filamento ininterrotto che transita da generazione a generazione. Questo è il senso profondo del nostro incontro con Bepe Pastrello: rivivere con lui e con la sua arte; questo è il senso profondo del nostro progetto che vorremmo fosse di tutta la comunità castellana; questa la volontà che anima tutto quello che stiamo facendo e, perché no, anche un po’ sognando.
Giacinto Cecchetto