Tra le “raccolte museali” custodite nei depositi comunali di Castelfranco Veneto esiste un piccolo patrimonio etno-antropologico di grande valore artistico e culturale: sono i burattini (ma anche un teatro, fondali, dipinti, bozzetti, copioni, appunti…) che Bepe Pastrello e il figlio Alberto hanno lasciato al Comune perché fossero a disposizione dei cittadini.
I burattini di Bepe Pastrello (1906- 1991), come ha scritto Giovanni Calendoli, sono «insieme con il loro creatore, tra i testimoni più eloquenti di una civiltà teatrale cittadina degna di essere conservata, cioè rivissuta nei suoi luoghi e attraverso i suoi attori».
A più di vent’anni dalla sua scomparsa, l’eredità lasciata da Pastrello alla Città di Castelfranco non è stata dimenticata: è ancora particolarmente vivo l’interesse nei confronti dei suoi personaggi di cartapesta, sia da parte delle persone che hanno potuto assistere alle sue rappresentazioni, sia in coloro che ne hanno solo sentito parlare, spesso grazie a significative esperienze pedagogiche e laboratoriali svolte dalle scuole nel corso degli anni.
Bepe Pastrello è una figura di rilievo non solo per Castelfranco, ma per tutto il territorio veneto: per questa ragione la sua memoria merita di essere ulteriormente rivalutata e la sua storia raccontata.
Il progetto è già stato avviato grazie al patrocinio della Città di Castelfranco, proprietaria del lascito, mediante la realizzazione di una campagna fotografica integrale su tutti gli elementi in possesso, documentati nell’attuale stato di conservazione, in vista del futuro restauro.
Ora vogliamo valorizzare la storia e l’opera di Bepe Pastrello e, nel contempo, porre le basi per fare di Castelfranco Veneto un polo d’attrazione per tutti gli appassionati dell’antica arte dei burattini, attraverso la realizzazione di una serie d’iniziative che abbiano una ricaduta sull’intero territorio.